sabato 22 dicembre 2018

MAZZON E IL PINOT NERO

Nuovo appuntamento con Slow Food Piacenza ed il viaggio nei territori del vino europeo. 
Stavolta è toccato a Mazzon ed al suo Pinot Nero. Ospiti nella villa settecentesca della famiglia Barattieri ad Albarola - Val Nure, colli piacentini - abbiamo indagato i caratteri del Grand Cru sudtirolese per il Pinot Nero attraverso sei vini (sugli undici complessivi prodotti nel cru) di cinque aziende (sulle sette che attualmente vinificano Pinot Nero 100% Mazzon). 
Mazzon - comune di Egna, circa 25 km a sud di Bolzano - non è il primo terroir altoatesino in cui è arrivato il pinot nero nell’800, ma è quello in cui oggi questo vitigno origina i vini più completi: combinazione di potenza e freschezza sapida (più che acida) grazie ad una felice liaison tra elementi climatici e pedologici.
Siamo sulla sponda sinistra dell’Adige ad un’altitudine che varia tra 250 e 450 metri slm con esposizione ad ovest. Per la cronaca, sulla sponda opposta – esposizione ad est ed un posizionamento che permette di ricevere molte più ore di luce - si trova Termeno, patria del Gewurztraminer.


Il microclima è un mix di elementi alpini e mediterranei. Le montagne proteggono a nord i vigneti, mentre da sud Mazzon riceve gli influssi della mite Ora del Garda. I rilievi del Monte Corno ombreggiano le vigne durante la prima mattina per lasciare spazio al sole nelle ore successive fino a sera, quando dopo il tramonto la temperatura scende repentinamente creando una benefica escursione termica tra giorno e notte.
Seppur variabili, i terreni sono fortemente calcarei ed hanno tessitura da franco-sabbiosa a franco-limosa con un contenuto di argilla di per sé non particolarmente significativo (10%-20%, anche meno del 10% nelle zone con substrato arenaceo), ma comunque più elevato rispetto alla maggior parte delle altre aree di produzione altoatesine.


Nell’altopiano si possono ancora ammirare i dodici antichi masi costruiti tra la metà del ‘300 ed il ‘600, insieme alle altre due costruzioni caratteristiche che identificano la località: Castel Caldiff (ruderi) e la Chiesetta di San Michele Arcangelo. Le prime fonti certe su Mazzon risalgono alla prima metà del ‘200, mentre le prime citazioni che legano Mazzon al Pinot Nero sono del 1869. Da allora alcune famiglie proprietarie di masi iniziano a puntare sul vitigno borgognone, anche se di fatto si tratta ancora di produzioni molto esigue. Il salto di qualità si verifica tra il 1940 e il 1970, quando i mezzadri - di origini trentine e venete – affiancano la viticoltura ai frutteti ed ai prati. Da qui in poi il connubio tra Mazzon e il vino, Pinot Nero in primis, si stringe fino a divenire inscindibile e di anno in anno prosegue la crescita qualitativa e quantitativa (attualmente sono oltre 52 gli ettari di Pinot Nero coltivati).
Ora, da qualche tempo, i produttori stanno iniziando a valorizzare i cru storici risalenti alla mappatura del XVIII secolo. Per adesso le vigne rivendicate in etichetta sono: S. Urbano e Roccolo (Hofstätter), Ganger (Girlan), Aegis (Kollerhof) e Zis (Brunnenhof); probabilmente a breve si aggiungerà anche il Bichl, di proprietà della famiglia Praxmarer, ma da decenni lavorata dai Carlotto. 
Ai più curiosi consigliamo la lettura dell’esaustivo ed imprescindibile volume MAZZON E IL SUO PINOT NERO, di Peter Dipoli e Michela Carlotto, rieditato ed aggiornato nel 2017. 

La degustazione

Sei vini di cinque aziende di annate comprese tra la 2016 e la 2012 suddivisi in due batterie da tre. 
Si parte.



Pinot Nero 2016 – Kollerhof 

L’AZIENDA
Una delle tre aziende che vinificano le uve di Mazzon a Mazzon (le altre sono Brunnenhof e Gottardi), all’interno di un maso seicentesco di proprietà della famiglia Visintin dal 1966. Fino al 2011 le uve venivano conferite ad una cantina sociale, ma con l’annata 2012 i Visintin hanno iniziato a vinificare in proprio. Le vigne sorgono nella parte alta di Mazzon, a ridosso del Maso nel cru Aegis, rivendicato in etichetta solo per la versione Riserva prodotta dal 2015 in appena 1.000 esemplari.


IL VINO 
Per la versione “base” l’uva, protetta da ghiacco secco, viene diraspata e trasferita per gravità in inox; il mosto è raffreddato per 7 giorni, dopo di che inizia una lenta fermentazione di 21 giorni sotto accurato controllo della temperatura. Il vino passa in inox per opportuna decantazione ed è poi travasato in tonneaux da 500 lt. (20% nuovi) dove rimane per 12 mesi; segue ulteriore affinamento in inox. 
17.000 bottiglie prodotte per un vino dal colore rubino scarico, ma molto luminoso che offre un naso elegante e fresco in cui prevalgono toni di frutti di bosco (cassis, fragoline, mirtilli) e di ciliegia, seguiti da una fine speziatura arricchita da una sottile nota boisè che non sovrasta il frutto. Il sorso è succoso, agile e di lineare progressione gustativa, con tannini ben integrati. Il finale di bocca, molto sapido e scattante, mette la chiosa ad un vino gustoso ed immediato. 


Pinot Nero Filari di Mazzon 2016 - Carlotto
Pinot Nero Filari di Mazzon 2013 - Carlotto

L'AZIENDA
La famiglia Carlotto è attiva da tre generazioni nel territorio di Mazzon, a partire dal 1939 come mezzadri presso il maso Schlosshof e dal 2000 come produttori in proprio. Nel 2000 Ferruccio e la figlia Michela (quest'ultima uno dei principali "personaggi" contemporanei di Mazzon, schivo e di sostanza, necessari per conoscere la zona) danno vita alla propria cantina con sede ad Ora, pochi chilometri a nord di Egna. Dalle uve di Mazzon vinificano 0,3 ettari di proprietà e circa 4 ettari in affitto dai Praxmarer, famiglia presente in questo territorio da ben otto generazioni. I Praxmarer possiedono due masi: Schlosshof e Frizherhof, più una buona fetta di vigneti che affidano alle cure dei Carlotto e di Franz Haas.


IL VINO
L'etichetta "Filari di Mazzon" proviene da sette diverse parcelle (Loch, Auf dem Bichl, Oberes Langfeld, Unteres Langfeld, Kreuzl, Paggen, Keilackerl), alcune delle quali di recentissimo impianto, posizionate nelle tre zone dell’altopiano (bassa, alta e media). La fermentazione e la macerazione, a temperatura controllata, hanno durata di circa dieci giorni (otto giorni nel 2013), mentre l’affinamento si protrae per dodici mesi tra botti grandi da 25 Hl e barriques non tostate; segue assemblaggio dei vari contenitori e delle diverse parcelle (vinificate separatamente) in botti grandi e successivo affinamento in bottiglia per altri sei mesi prima dell'immissione al consumo.

Le due annate - 2016...
Al colore rubino scarico di grande luminosità segue un naso che regala intriganti note floreali e di frutta matura, più una fine speziatura abbinata a rimandi di caramello e vaniglia. La bocca è piena e voluminosa, appena scaldata dall'alcol, il tannino è aggraziato ed avvolgente con finale sapido, più che fresco; manca solo un guizzo per rendere il sorso ancor più completo.
Un vino che necessiterà di tempo in bottiglia per distendersi ed integrare al meglio una certa ricchezza di toni.

...e 2013
A Mazzon la situazione di questa annata fresca è stata complicata dalla grandinata del 22 luglio. In seguito ad una drastica selezione in vigna i Carlotto sono comunque riusciti a portare a casa i grappoli migliori (e dopo la vendemmia è stato condotto un lungo lavoro tra i filari per sanare i danni della grandine, che ha richiesto almeno 400 ore extra). Il vino si presenta di color rubino scarico con leggeri riflessi granati; il naso - che mostra i primi cenni terziari - attacca con effluvi ematici e speziati (pepe) seguiti da un fruttato maturo di ribes nero e di confettura di fragoline di bosco. La bocca è nervosa, verticale e irrequieta con un finale sapido anche se meno profondo del precedente.


Pinot Nero Mazzon Riserva 2014 - Brunnenhof 

L’AZIENDA 
Kurt Rottensteiner e famiglia, originari di Bolzano, acquistano lo storico Maso Brunnenhof nel 1986 e vi si stabiliscono nel 1995. Fino al 1998 le uve vengono conferite ad una cantina sociale e ad una privata, ma dal 1999 Kurt inizia a vinificare in proprio. Le vigne sono dislocate attorno al Maso nella parte centrale di Mazzon ad un’altitudine tra i 400 e i 450 m s.l.m.


IL VINO
Il mosto fermenta in grandi tini di legno per due settimane a contatto con le bucce; dopo la malolattica il vino riposa un anno in botti di rovere da 500 litri e successivamente da 8 a 10 mesi in grandi botti di rovere. Il prodotto imbottigliato rimane in cantina ancora un anno, prima di essere venduto. 
2014, dunque, annata anomala (fresca e piovosa) per un produttore che di solito non ha paura di calcare la mano in tema estrattivo. Ne giova la beva e la linearità gustativa. 10.000 bottiglie prodotte. Il colore è rubino tenue e scarico, mentre il naso gioca su toni quasi da Vermouth (rabarbaro e china), con accenni di liquirizia e lasciando spazio per i frutti rossi solo in un secondo momento. La bocca è snella e ricca di acidità, il tannino lieve ed il finale sapido con ritorni quasi ferrosi. Bottiglia lineare e scorrevole: dove perde in articolazione e potenza, guadagna in facilità di beva. 


Pinot Nero Riserva 2015 - Gottardi

L'AZIENDA
Bruno Gottardi è un nome che nell'immaginario di tanti appassionati è strettamente associato al binomio Pinot Nero - Alto Adige. Le radici trentine della famiglia sono dovute al nonno Alfons, che a fine ‘800 si trasferisce ad Innsbruck per dedicarsi al commercio di vini di pregio. Bruno prosegue con successo l'attività e nel 1987 acquista il Maso Fernheimhof. Rinnova i vigneti e costruisce la cantina; dopo un periodo in cui vende le uve - ed effettua alcune prove di vinificazione - nel 1995 parte ufficialmente con la propria produzione. La scomparsa di Bruno nel 2010 porta il figlio Alexander, che già lo affiancava da tempo, a prendere in mano le redini dell’azienda.


IL VINO
Fermentazione a temperatura controllata in acciaio inox, affinamento di un anno in barriques per un quarto nuove e di otto mesi in botti grandi. Imbottigliamento effettuato nel mese di giugno del 2017. Produzione media annua intorno alle 30.000 bottiglie.
Il colore è un rubino leggermente più carico dei precedenti, metre il naso - appena reticente nei primissimi minuti di apertura - con l’ossigenazione incede esuberante e generoso esibendo toni di frutti di bosco in confettura con sottofondo floreale e speziato.
La bocca entra larga e piena, potente, quasi a voler sottolineare il calore dell’annata, eppure è fresca ed equilibrata, il tannino è setoso e dolce con finale saporito che regala profondità e grande persistenza.


Pinot Nero Barthenau Vigna S. Urbano 2012 - Hofstatter

L’AZIENDA 
Fondata da Joseph nel 1904 e con sede a Termeno, oggi è arrivata alla quarta generazione attraverso la gestione di Martin Foradori Hofstatter. I Foradori hanno dato un apporto fondamentale per la crescita del Pinot Nero di Mazzon già negli anni ‘30 del ‘900, quando Vittorio Foradori, nonno dell’attuale proprietario, acquista alcuni terreni a Mazzon, tra cui lo storico maso Barthenau (appartenuto a L.B. von Barthenau che a fine ‘800 aveva piantato Pinot in zona), e pianta le prime barbatelle fornitegli dal mitico Giulio Ferrari. Oggi nel vigneto Roccolo si trovano le viti messe a dimora in quell’epoca (tra le più vecchie in tutto Mazzon). Sarà comunque Paolo, figlio di Vittorio e padre di Martin, a vinificare per primo in purezza le uve della zona.
L’etichetta Pinot Nero Mazzoner di Hofstatter compare la prima volta nel 1963 (annata 1962) ed a a partire dagli anni ’80 le etichette di Mazzon diventano due: Barthenau Mazzon e Barthenau Riserva; attualmente sono proposte tre linee: Mazzon Riserva, Barthenau Vigna S.Urbano e Ludwig Barth von Barthenau Vigna Roccolo (dall’annata 2012). Nel 2008 inoltre è nato un Metodo Classico Rosè dalle uve della Vigna S.Urbano.


IL VINO 
Prodotto per la prima volta nel 1987 nasce dall’omonimo cru posto nella parte bassa della collina a ridosso della Chiesetta di San Michele, dove le pendenze si fanno più accentuate rispetto alla zona medio/alta. Le uve vengono diraspate per il 75% ed a seguire, in vasca inox, si procede con una macerazione a freddo per 24 ore; successivamente è la volta della fermentazione alcolica (con macerazione di circa 10 giorni) e dell'affinamento in due fasi: la prima in barriques di rovere francese per 12 mesi (50% nuove), la seconda in botte grande per circa 8 mesi. 
Il Barthenau Vigna S. Urbano 2012 (18.000 bottiglie) si presenta di colore rubino più intenso e carico rispetto ai vini precedenti ed è anche quello che ha beneficiato del maggiore affinamento in bottiglia. Complesso al naso, colpisce da subito per i cenni balsamici, ma si rivela pian piano mostrando nuances di frutti di bosco e di erbe aromatiche (anice) e ancora di tabacco biondo, note speziate di pepe e chiodi di garofano, per chiudere con accenni di liquirizia e legno di cedro. La bocca è articolata e ben contrastata: avvolgente, ma nervosa e dinamica con finale fresco, salino e agrumato. Una piacevole conferma che rimarca l’evoluzione interpretativa di questa etichetta nel corso dei decenni. 

Ci ritroveremo presto nel 2019. Tante cose bollono in pentola e nelle prossime settimane vi parleremo di Nebbioli dell’Alto Piemonte, del Sangiovese di Radda e di Riesling Renano. A presto, dunque, buon anno e buoni brindisi.

lunedì 3 dicembre 2018

IL GUTTURNIO RISERVA DI SOLENGHI

Intorno alla metà degli anni ’80, dopo aver ereditato un piccolo appezzamento in località Battibò (Borgonovo Val Tidone, Colli Piacentini), Gaetano Solenghi decide di immergersi nell’avventura di produttore. Non ha esperienza nel settore, ma aiutato da amici vignaioli e da un anziano del luogo che, prima di lui, ha camminato quei filari apprende le prime nozioni necessarie per partire. Sin da subito Gaetano procede “in direzione ostinata e contraria” perché l’intento non è quello di produrre vini di pronta beva e frizzanti, come da tradizione della zona, ma di cimentarsi con vini capaci di esprimersi nel medio/lungo periodo, cosa che, prima di lui, quasi nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare nei colli piacentini. Una sfida che Gaetano avvia con grande tenacia, la stessa attitudine trasmessa al figlio Nicola che ora lo affianca ed ha ormai in mano le redini dell’azienda.


Nella prima metà dei ‘90 Gaetano produce le prime versioni di Barbera ed in seguito di Gutturnio, che ancora oggi ci stupiscono per vigore e tenuta. Dopo aver avuto la fortuna di partecipare, lo scorso anno, ad una magnifica verticale di Barbera l’Attesa (per noi il vero cavallo di battaglia dei Solenghi), il 19 novembre scorso è stata la volta del Gutturnio Riserva - blend di barbera e croatina – provato in una dozzina di annate presso la storica Enoteca “da Renato”, attiva a Piacenza da oltre cinquant’anni ed oggi gestita da Tiziana Morisi, figlia del fondatore.
Da sempre affinato in botti grandi (5-7 hl) di rovere di Allier, il Gutturnio Riserva nel tempo ha visto un uso differente del legno: da botti nuove nelle primissime annate a botti vecchie - pressoché neutre - dall’annata 2006 in poi, dove il vino sosta per 12-13 mesi dopo vinificazione in acciaio con lieviti indigeni e prima dell'affinamento in bottiglia.

Battibò 
Di soli 2.5 ettari circa, la proprietà della famiglia Solenghi si estende tra 170 e 200 metri di altitudine con esposizione sud/sud est ed è divisa in otto diverse parcelle, tre delle quali vengono impiegate per produrre la Barbera L'Attesa (prima annata: 1993) ed il Gutturnio Riserva (la cui prima etichetta ufficiale – prima erano state prodotte versioni “di prova” - risale al 1999) da impianti del 1969, 1986 e 1992.


I suoli – ricchi di potassio - sono tendenzialmente composti di marne argillose e mostrano tessiture piuttosto variabili, passando da piccole aree molto sabbiose ad altre più argillose, comunque con prevalenza argilloso-limosa. Una combinazione unica di suoli e clima molto adatta alla barbera ed alla croatina, che qui originano vini concentrati e potenti, capaci di liberare il proprio potenziale nel lungo periodo, dove spesso sfoggiano grande vigore e complessità. 


Un ringraziamento a Nicola Solenghi per le foto del vigneto e della cantina, in parte provenienti dal sito Internet aziendale www.solenghigaetano.com.

La degustazione è stata suddivisa in cinque batterie. 

Batteria n. 1: beata gioventù 

Gutturnio Riserva Battirosso 2015 
Assaggio in anteprima (in bottiglia da 3 mesi) e non ancora sul mercato. Da un’annata calda e solare, un vino dal colore intenso e luminoso; l’impatto olfattivo è appena caldo e vira su note ematiche che comprimono il frutto, percettibile in sottofondo, ma che ancora fatica ad esprimersi nelle sue reali potenzialità. Bocca comprensibilmente scomposta ed in via di definizione, con un tannino maturo ancora scalpitante. Da attendere qualche anno per permettergli di esprimere la sua prima fase di maturità. 

Gutturnio Riserva Battirosso 2013 
Anche la fresca annata 2013 (in bottiglia da un anno) non è ancora sul mercato. Ha colore più carico della 2015, ma sempre di buona luminosità. Il naso svela con l’ossigenazione toni di frutti di bosco rossi ed una leggera speziatura. Il sorso è severo e nervoso con un’acidità impattante ed un tannino leggermente asciugante, ma non rugoso. Si prospetta un’annata che darà il meglio nel lungo periodo. 

Gutturnio Riserva Battirosso 2012 
Ecco arrivare un vino che inizia ad esprimere una buona definizione evolutiva. Annata calda, la 2012, come la maggior parte tra quelle post 2000, che si mostra di color rubino intenso e profuma di amarena matura e chiodi di garofano. I tannini eleganti e maturi ben si integrano con una fresca acidità che allunga il sorso, dispensando più armonia e definizione rispetto ai compagni di batteria.


Batteria n. 2: l’adolescenza 

IGT Valtidone Battirosso 2011 
Prima annata in cui viene utilizzato il nome di fantasia “Battirosso”. Vendemmia con picchi di calore che hanno sottoposto a scottature i grappoli. Il colore manca della consueta brillante luminosità e vira su sfumature aranciate. Il naso sprigiona note di surmaturazione, con strabordante dolcezza del frutto; il sorso è disteso, senza lo sprint abituale: tannini rilassati e acidità meno pronunciata del solito. 

Gutturnio Riserva 2010 
Grande bottiglia, da un millesimo che a Battibò ha dispensato equilibrio in fase di maturazione delle uve. Colore granato intenso quasi impenetrabile, olfatto sfaccettato e ampio: dal frutto maturo all’arancia rossa, da richiami di tabacco a nuances di natura balsamica. La bocca è piena e succosa, vibrante e vitale con un ottimo allungo rinvigorito da una piacevole nota sapida. 

Gutturnio Riserva 2009 
Granato intenso, apre su note terziarie e di sottobosco per svilupparsi su aromi speziati e di marasca. Il sorso dispensa tratti morbidi e rotondi disegnati da un tannino ben integrato, fitto ma soffuso e da un’acidità matura ma presente.


Batteria n. 3: la post adolescenza 

Gutturnio Riserva 2008 
Un’annata fresca che mostra un vino dal colore intenso e luminoso. I profumi colpiscono per una speziatura decisa seguita da toni quasi ferrosi ed ematici, con richiami terrosi. La bocca attacca con buona morbidezza, ma un tannino imponente ed un’acidità ancora tagliente spostano la bilancia su caratteri legati alle durezze, al momento ancora molto evidenti; servirà tempo in bottiglia per domare quest’irruenza quasi selvaggia. 

Gutturnio Riserva 2007 
Il rovescio della medaglia rispetto all’annata precedente: tanto irruenta quella, quanto distesa e solare questa. Il colore è carico ed impenetrabile, il naso spazia dalla frutta scura matura alle erbe aromatiche essiccate per giungere alle immancabili note speziate. Il palato offre struttura, distensione ed equilibrio; tannini dolci e un’acidità ben fusa regalano una beva persino rassicurante e di appagante piacevolezza. Manca forse un pizzico di sprint per avvicinarsi alle migliori versioni, ma di certo dà molta soddisfazione. 

Gutturnio Riserva 2006 (Magnum) 
Una bottiglia "difficile", forse non a posto. Ci premureremo quanto prima di riassaggiarla insieme a Gaetano e Nicola.


Batteria n.4: l’età adulta 

Gutturnio Riserva 2000 
Altra grande bottiglia: colore granato scarico, ma ancora luminoso; il naso inizialmente reticente, dopo breve ossigenazione, esprime toni animali evidenziando poi in successione note di arancia rossa, fiori appassiti, erbe aromatiche e sfumature balsamico-speziate a rinfrescare il bouquet. La bocca è piena eppur elegante, equilibrata e profonda, la freschezza acida amplifica una godibile scia agrumata che - unita ad un tannino setoso e ben orchestrato - conduce ad un finale gustoso.

Gutturnio Riserva 1999 
Anche la versione del ‘99 evidenzia come le vecchie annate di Gaetano riescano a rivelarsi negli anni dopo adeguato, lungo affinamento in bottiglia. Questa versione mette in luce un naso giocato più su note terziarie e agrumate. Il palato è più sottile del precedente con carattere scattante legato all’acidità, più che al tannino. Molto godibile, è meno completo del 2000, ma dove perde in struttura e profondità, guadagna in facilità di beva.


Batteria n. 5: maturità a confronto

Gutturnio Riserva 1998 etichetta gialla (affinata in legno) vs Gutturnio 1998 etichetta bianca (affinata in acciaio) 
Infine, un confronto molto interessante tra due bottiglie nate dalla stessa annata, dalla stessa vigna e dalla stessa mano, ma con l’utilizzo del legno per una versione e del solo acciaio per l'altra. La Riserva affinata in legno già al colore mostra una luminosità ancora viva e vitale, con naso sorretto da pregevoli sfumature terziarie e speziate e bel frutto maturo ancora presente. La beva è appagante e viva, ricca e persistente e fa pensare a possibili futuri sviluppi evolutivi.
Il fratello affinato in acciaio è più intenso nel colore, ma di minor luminosità; il naso svia su toni più maturi, meno espressivi e sfaccettati, con beva più placida in cui il tannino è appena percepibile e a sostenere l’impalcatura rimane solo l’acidità.

Dopo questa cavalcata nella storia e nel presente del Gutturnio, vi diamo l'arrivederci a presto con l'ultimo post dell'anno, che sarà dedicato al Pinot Nero di Mazzon.