mercoledì 1 aprile 2020

AGLIANICO DEL VULTURE PIAN DEL MORO 2012 - MUSTO CARMELITANO

Musto Carmelitano è una giovane realtà della Basilicata con sede a Maschito, in provincia di Potenza, fondata nel 2005 dai fratelli Elisabetta e Luigi Musto Carmelitano. La prima vendemmia ufficiale (dopo gli esperimenti del 2006, venduti sfusi) risale al 2007. 
La loro famiglia ha sempre lavorato la campagna e la vigna (da tre generazioni), ma è per merito dei due giovani se i vini hanno fatto un salto di qualità. 


L’azienda conta oggi su 4.5 ettari vitati per una produzione media di circa 25.000 bottiglie annue che si distribuiscono tra cinque etichette di Aglianico e due bianchi da uve Moscato. La conduzione è fedele a un concetto di agricoltura sostenibile e rispettosa del territorio, con un approccio artigianale e “naturale” anche in cantina (fermentazioni spontanee, poca o niente solforosa, nessuna chiarifica, né stabilizzazioni se non quelle dettate dal tempo trascorso in cantina). 

Dal sito internet aziendale

I fratelli possono contare sul prezioso contributo in vigna del padre Francesco che li aiuta a gestire le tre parcelle vitate situate nell’areale di Maschito, a un’altitudine di circa 600 metri s.l.m.: Pian del Moro, Serra del Prete e Varnavà. I vini sono freschi, puliti, con tanto carattere e senza eccessive estrazioni o surmaturazioni. 
Elisabetta e Luigi fanno parte della nuova “generazione Vulture”, un gruppo di giovani produttori (Basilisco, Bisceglia, Carbone Vini, Elena Fucci, Grifalco, Madonna delle Grazie, Martino) che si sono uniti con l’intento di promuovere e valorizzare il territorio del Vulture e il vitigno Aglianico. 


Aglianico del Vulture Pian del Moro 2012 – Musto Carmelitano 
Le uve provengono da una parcella di quasi un ettaro, la più vecchia dell’azienda, piantata dal nonno di Elisabetta e Luigi, sita in località Pian del Moro su suoli vulcanici molto sabbiosi con zone calcaree, tipici del maschitano. La parte bassa del vigneto include alcune piante ad alberello centenarie su piede franco, mentre quella più alta raggiunge i 70 anni di età. Le vigne sono state rigenerate con l’antica tecnica della propaggine, per mantenere lo storico e prezioso materiale genetico. 
In cantina fermentazione con lieviti indigeni in acciaio a temperatura controllata e macerazione di 6-7 giorni. Il vino affina dodici mesi in acciaio per poi essere travasato in tonneaux da 5 e 10 Hl dove resta per poco più di un anno. Segue affinamento di un anno in bottiglia prima della commercializzazione. Solo 2.600 le bottiglie prodotte. 


La veste del vino è di colore rubino intenso e luminoso. Il naso è complesso, ampio: esordisce su toni leggermente animali per aprirsi a sensazioni di mora, mirtillo e lampone cui fanno seguito toni di fiori appassiti e note speziate (chiodi di garofano) fuse con nuances affumicate e balsamiche; le sensazioni olfattive chiudono su un registro terziario tra il cacao, il cuoio e la liquirizia. 
La bocca è austera e appena rustica, ha materia, potenza e mette in mostra una vigorosa fibra tannica. Il sorso è dinamico e nervoso, sostenuto da un’acidità ancora vibrante con un finale lievemente amarognolo. 
Un vino che esprime appieno il terroir del Vulture e che darà il meglio di sé ancora per diversi anni.

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