lunedì 3 dicembre 2018

IL GUTTURNIO RISERVA DI SOLENGHI

Intorno alla metà degli anni ’80, dopo aver ereditato un piccolo appezzamento in località Battibò (Borgonovo Val Tidone, Colli Piacentini), Gaetano Solenghi decide di immergersi nell’avventura di produttore. Non ha esperienza nel settore, ma aiutato da amici vignaioli e da un anziano del luogo che, prima di lui, ha camminato quei filari apprende le prime nozioni necessarie per partire. Sin da subito Gaetano procede “in direzione ostinata e contraria” perché l’intento non è quello di produrre vini di pronta beva e frizzanti, come da tradizione della zona, ma di cimentarsi con vini capaci di esprimersi nel medio/lungo periodo, cosa che, prima di lui, quasi nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare nei colli piacentini. Una sfida che Gaetano avvia con grande tenacia, la stessa attitudine trasmessa al figlio Nicola che ora lo affianca ed ha ormai in mano le redini dell’azienda.


Nella prima metà dei ‘90 Gaetano produce le prime versioni di Barbera ed in seguito di Gutturnio, che ancora oggi ci stupiscono per vigore e tenuta. Dopo aver avuto la fortuna di partecipare, lo scorso anno, ad una magnifica verticale di Barbera l’Attesa (per noi il vero cavallo di battaglia dei Solenghi), il 19 novembre scorso è stata la volta del Gutturnio Riserva - blend di barbera e croatina – provato in una dozzina di annate presso la storica Enoteca “da Renato”, attiva a Piacenza da oltre cinquant’anni ed oggi gestita da Tiziana Morisi, figlia del fondatore.
Da sempre affinato in botti grandi (5-7 hl) di rovere di Allier, il Gutturnio Riserva nel tempo ha visto un uso differente del legno: da botti nuove nelle primissime annate a botti vecchie - pressoché neutre - dall’annata 2006 in poi, dove il vino sosta per 12-13 mesi dopo vinificazione in acciaio con lieviti indigeni e prima dell'affinamento in bottiglia.

Battibò 
Di soli 2.5 ettari circa, la proprietà della famiglia Solenghi si estende tra 170 e 200 metri di altitudine con esposizione sud/sud est ed è divisa in otto diverse parcelle, tre delle quali vengono impiegate per produrre la Barbera L'Attesa (prima annata: 1993) ed il Gutturnio Riserva (la cui prima etichetta ufficiale – prima erano state prodotte versioni “di prova” - risale al 1999) da impianti del 1969, 1986 e 1992.


I suoli – ricchi di potassio - sono tendenzialmente composti di marne argillose e mostrano tessiture piuttosto variabili, passando da piccole aree molto sabbiose ad altre più argillose, comunque con prevalenza argilloso-limosa. Una combinazione unica di suoli e clima molto adatta alla barbera ed alla croatina, che qui originano vini concentrati e potenti, capaci di liberare il proprio potenziale nel lungo periodo, dove spesso sfoggiano grande vigore e complessità. 


Un ringraziamento a Nicola Solenghi per le foto del vigneto e della cantina, in parte provenienti dal sito Internet aziendale www.solenghigaetano.com.

La degustazione è stata suddivisa in cinque batterie. 

Batteria n. 1: beata gioventù 

Gutturnio Riserva Battirosso 2015 
Assaggio in anteprima (in bottiglia da 3 mesi) e non ancora sul mercato. Da un’annata calda e solare, un vino dal colore intenso e luminoso; l’impatto olfattivo è appena caldo e vira su note ematiche che comprimono il frutto, percettibile in sottofondo, ma che ancora fatica ad esprimersi nelle sue reali potenzialità. Bocca comprensibilmente scomposta ed in via di definizione, con un tannino maturo ancora scalpitante. Da attendere qualche anno per permettergli di esprimere la sua prima fase di maturità. 

Gutturnio Riserva Battirosso 2013 
Anche la fresca annata 2013 (in bottiglia da un anno) non è ancora sul mercato. Ha colore più carico della 2015, ma sempre di buona luminosità. Il naso svela con l’ossigenazione toni di frutti di bosco rossi ed una leggera speziatura. Il sorso è severo e nervoso con un’acidità impattante ed un tannino leggermente asciugante, ma non rugoso. Si prospetta un’annata che darà il meglio nel lungo periodo. 

Gutturnio Riserva Battirosso 2012 
Ecco arrivare un vino che inizia ad esprimere una buona definizione evolutiva. Annata calda, la 2012, come la maggior parte tra quelle post 2000, che si mostra di color rubino intenso e profuma di amarena matura e chiodi di garofano. I tannini eleganti e maturi ben si integrano con una fresca acidità che allunga il sorso, dispensando più armonia e definizione rispetto ai compagni di batteria.


Batteria n. 2: l’adolescenza 

IGT Valtidone Battirosso 2011 
Prima annata in cui viene utilizzato il nome di fantasia “Battirosso”. Vendemmia con picchi di calore che hanno sottoposto a scottature i grappoli. Il colore manca della consueta brillante luminosità e vira su sfumature aranciate. Il naso sprigiona note di surmaturazione, con strabordante dolcezza del frutto; il sorso è disteso, senza lo sprint abituale: tannini rilassati e acidità meno pronunciata del solito. 

Gutturnio Riserva 2010 
Grande bottiglia, da un millesimo che a Battibò ha dispensato equilibrio in fase di maturazione delle uve. Colore granato intenso quasi impenetrabile, olfatto sfaccettato e ampio: dal frutto maturo all’arancia rossa, da richiami di tabacco a nuances di natura balsamica. La bocca è piena e succosa, vibrante e vitale con un ottimo allungo rinvigorito da una piacevole nota sapida. 

Gutturnio Riserva 2009 
Granato intenso, apre su note terziarie e di sottobosco per svilupparsi su aromi speziati e di marasca. Il sorso dispensa tratti morbidi e rotondi disegnati da un tannino ben integrato, fitto ma soffuso e da un’acidità matura ma presente.


Batteria n. 3: la post adolescenza 

Gutturnio Riserva 2008 
Un’annata fresca che mostra un vino dal colore intenso e luminoso. I profumi colpiscono per una speziatura decisa seguita da toni quasi ferrosi ed ematici, con richiami terrosi. La bocca attacca con buona morbidezza, ma un tannino imponente ed un’acidità ancora tagliente spostano la bilancia su caratteri legati alle durezze, al momento ancora molto evidenti; servirà tempo in bottiglia per domare quest’irruenza quasi selvaggia. 

Gutturnio Riserva 2007 
Il rovescio della medaglia rispetto all’annata precedente: tanto irruenta quella, quanto distesa e solare questa. Il colore è carico ed impenetrabile, il naso spazia dalla frutta scura matura alle erbe aromatiche essiccate per giungere alle immancabili note speziate. Il palato offre struttura, distensione ed equilibrio; tannini dolci e un’acidità ben fusa regalano una beva persino rassicurante e di appagante piacevolezza. Manca forse un pizzico di sprint per avvicinarsi alle migliori versioni, ma di certo dà molta soddisfazione. 

Gutturnio Riserva 2006 (Magnum) 
Una bottiglia "difficile", forse non a posto. Ci premureremo quanto prima di riassaggiarla insieme a Gaetano e Nicola.


Batteria n.4: l’età adulta 

Gutturnio Riserva 2000 
Altra grande bottiglia: colore granato scarico, ma ancora luminoso; il naso inizialmente reticente, dopo breve ossigenazione, esprime toni animali evidenziando poi in successione note di arancia rossa, fiori appassiti, erbe aromatiche e sfumature balsamico-speziate a rinfrescare il bouquet. La bocca è piena eppur elegante, equilibrata e profonda, la freschezza acida amplifica una godibile scia agrumata che - unita ad un tannino setoso e ben orchestrato - conduce ad un finale gustoso.

Gutturnio Riserva 1999 
Anche la versione del ‘99 evidenzia come le vecchie annate di Gaetano riescano a rivelarsi negli anni dopo adeguato, lungo affinamento in bottiglia. Questa versione mette in luce un naso giocato più su note terziarie e agrumate. Il palato è più sottile del precedente con carattere scattante legato all’acidità, più che al tannino. Molto godibile, è meno completo del 2000, ma dove perde in struttura e profondità, guadagna in facilità di beva.


Batteria n. 5: maturità a confronto

Gutturnio Riserva 1998 etichetta gialla (affinata in legno) vs Gutturnio 1998 etichetta bianca (affinata in acciaio) 
Infine, un confronto molto interessante tra due bottiglie nate dalla stessa annata, dalla stessa vigna e dalla stessa mano, ma con l’utilizzo del legno per una versione e del solo acciaio per l'altra. La Riserva affinata in legno già al colore mostra una luminosità ancora viva e vitale, con naso sorretto da pregevoli sfumature terziarie e speziate e bel frutto maturo ancora presente. La beva è appagante e viva, ricca e persistente e fa pensare a possibili futuri sviluppi evolutivi.
Il fratello affinato in acciaio è più intenso nel colore, ma di minor luminosità; il naso svia su toni più maturi, meno espressivi e sfaccettati, con beva più placida in cui il tannino è appena percepibile e a sostenere l’impalcatura rimane solo l’acidità.

Dopo questa cavalcata nella storia e nel presente del Gutturnio, vi diamo l'arrivederci a presto con l'ultimo post dell'anno, che sarà dedicato al Pinot Nero di Mazzon.

4 commenti:

  1. Eccellente disamina. Ero presente a questa vigorosa dimostrazione di quello che possono potenzialmente offrire i vini piacentini in termini di potenza, eleganza e longevità.
    Speriamo che tanti altri produttori piacentini siano invogliati ad imitare un modello che finalmente si è affermato ai vertici della categoria. Il confronto tra annata 98 in legno ed in acciaio è stata molto interessante dimostrando che i tannini di partenza erano comunque poderosi tanto da reggere bene al tempo anche senza il contributo del legno.
    Prosit.

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    1. Tante grazie, certamente ci auguriamo che le importanti potenzialita' di questo territorio possano rivelarsi in maniera piu' importante nei prossimi anni; la zona e' sicuramente in crescita dal punto di vista qualitativo e Solenghi e' certamente uno dei fari da seguire. Alla prosdima!

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  2. Grazie per essere sempre benevoli nei nostri confronti

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    1. Ciao Gaetano, non siamo benevoli...ci sforziamo di essere obbiettivi e oggettivamente i vini parlano da soli...a presto.

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